Anziani e computer
12 Luglio, 2012Apro la posta elettronica e vedo una notifica che mi avvisa che “Franco ha cambiato il suo avatar“. Sorrido tra me e me pensando al signor Franco, un arzillo signore di 70 anni che fino a qualche mese fa non aveva mai toccato un computer. Quando l’ho conosciuto era un po’ sfiduciato: “Mi piacerebbe imparare ad usare il computer” mi aveva detto, “Lo usano tutti: i miei figli, i miei nipoti…Ma alla mia età…”
Io, invece, avevo quasi la certezza che sarebbe riuscito nell’intento e l’ho convinto a frequentare il nostro corso di alfabetizzazione informatica. Come facevo a sapere che avrebbe raggiunto il risultato? Mi piacerebbe rispondervi “sono un’inguaribile ottimista!” ma in realtà dipende dai tanti anni di esperienza come formatrice.
Da diversi anni presso il Laboratorio Telematico “Magellano” di Orbassano (TO) si svolgono corsi di alfabetizzazione informatica pensati per chi ha desiderio di conoscere e utilizzare il personal computer e vuole allinearsi con i tempi.
I corsi sono aperti a tutti: bambini, giovani, adulti e anziani ma è quest’ultima categoria che solitamente ha più difficoltà a superare i timori verso la nuova tecnologia.
Abitualmente le principali limitazioni che incontrano gli anziani nell’approcciarsi al pc sono la mobilità, la memoria e l’aspetto psicologico.
Il mouse, un topo indomabile
Diciamo subito che il mouse diventa un “nemico”.
Spesso la mano trema, si ha poca coordinazione nei movimenti e diventa difficile tenere d’occhio il cursore. Mi piace sempre notare che all’inizio del corso i principianti continuano a fissare la propria mano sul mouse.
Alla fine del corso, se i miei insegnamenti hanno sortito l’effetto sperato, le persone si sentono più a loro agio con il computer e gli occhi sono rigorosamente fissi sul monitor.
Termini inglesi: waz up?
L’inglese ci ha colonizzato culturalmente e ha contaminato anche la nostra lingua; nonostante ciò molte parole che sono entrate nel nostro linguaggio quotidiano e che appartengono al glossario informatico come desktop, mouse, web, hardware, software… rappresentano per gli anziani un discreto ostacolo, sono poco comprensibili, difficili da ricordare e creano confusione.
Non è un caso che la frase più ricorrente durante i corsi sia: “Dobbiamo prima seguire un corso di inglese per imparare ad usare il computer?”
Aspetto psicologico: diffidenza culturale
L’aspetto psicologico è un problema che non si può trascurare. Prima di tutto fanno capolino le paure pratiche: paura di rompere il computer, di fare danni, di cancellare documenti. Poi le paure legate ad altri aspetti meno tangibili: paura di non essere all’altezza delle aspettative, paura nell’accettare qualcosa di nuovo che io sintentizzerei con “paura del cambiamento”.
Un altro ostacolo da superare è rappresentanto dai pregiudizi. Per esempio la parola “chattare” li fa sorridere, non ne conoscono il significato ma pensano che sia qualcosa di spudorato. Quando spiego che il verbo chattare deriva dal verbo inglese “to chat” che vuol dire comunicare vedo che le loro resistenze cominciano a cedere.
Faccio sempre molta fatica ad illustrare gli aspetti utili e positivi di Internet. La Rete delle Reti non gode di una buona reputazione. Talvolta gli anziani associano il web a truffe online, pedofilia e pornografia.
Personalmente traggo sempre molta soddisfazione quando riesco nell’intento di insegnare l’utilizzo del pc ad una persona anziana. Alcuni aspetti sono risolvibili tramite la tecnologia stessa (per esempio molti anziani hanno dei problemi di vista e per agevolarli possiamo ingrandire il carattere del monitor) altri sono risolvibili con la pazienza, la pratica e le simulazioni. Ritengo che sia inutile approfondire alcuni discorsi se non da un punto di vista della praticità.
Io credo che in un Paese come il nostro dove i benefici delle nuove tecnologie digitali si stanno lentamente affermando, gli anziani, che fra l’altro costituiscono gran parte della popolazione italiana, debbano progressivamente superare la loro diffidenza verso l’innovazione tecnologica e imparare ad utilizzare i nuovi strumenti.
Il rischio? Quello di un gap, di un divisione culturale che separerebbe una parte della popolazione dall’accesso alle informazioni. Un futuro certo poco auspicabile per una nazione che si colloca (o che si vorrebbe collocare) fra quelle più evolute d’Europa.
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Riferimenti
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Ho trattato questo e argomenti simili nel mio sito, dove fra l’altro mi occupo di fit ageing. Vedi:
http://www.umbertosantucci.it/?p=987
http://www.umbertosantucci.it/?cat=86
Grazie per la cortese segnalazione, prenderemo spunto, soprattutto dalle letture, che sicuramente proporremo ai nostri corsisti.