Si lo ammetto, mi piacciono i social media
30 Luglio, 2012Utilizzo i social network giornalmente da circa un annetto e mezzo… non è molto rispetto a chi il web e i social media li ha visti nascere, crescere, evolvere (ed involvere).
Mi piacciono i social, sono informato su tutto ciò che accade in ambito web, ascolto opinioni di persone interessanti e più esperte di me, ma è interagendo e iniziando a colloquiare che ho scoperto la vera opportunità dei social: scambio di opinioni, crescita professionale, amicizie, momenti divertenti (il sano cazzeggio).
Ho sempre pensato che ognuno nei #social (metto il cancelletto davanti) è libero di fare ciò che vuole: osannare Justin Bieber o Lady Gaga, infervorarsi parlando di politica, usare una piattaforma piuttosto che un’altra, condividere gattini e aforismi e chi più ne ha più ne metta … non sta a me o a chiunque altro giudicare. Certo è giusto mettere dei paletti per quanto riguarda il rispetto delle persone e delle opinioni altrui (insulti gratuiti/minacce, ecc.) così come nella vita reale: una netiquette giusta e doverosa.
Il social è uno spazio libero e democratico, un mezzo straordinario dove possono emergere temi, punti di vista, che molte volte non trovano ascolto nei media tradizionali. I social networks sono quel luogo dove si gioca continuamente attraverso l’interazione, costruendo piccole o grandi alleanze temporanee legate a un particolare interesse o un argomento, dando luogo a una specie di contro-cultura.
Guru, influencer e addetti ai lavori
Recentemente si discute molto, soprattutto fra gli addetti ai lavori, del ruolo dei cosiddetti guru del web o influencer. L’argomento è oggetto di discussione su tutta la rete e da “spettatore” noto un’insofferenza nel riconoscere a questi personaggi il ruolo di “maestri” o di “portatori di notizie indispensabili”.
I social media sono strumenti orizzontali, ma soprattutto, penso che fuori da certi flussi, fuori dal piccolo recinto che ci siamo costituiti (mi metto in mezzo anch’io) la tua opinione conta pochissimo o è assolutamente irrilevante per chi non utilizza i social come fonte di business o lavoro. Tra addetti ai lavori spesso non notiamo questo particolare, troppo focalizzati nel nostro mondo.
Probabilmente ci prendiamo troppo sul serio, cerchiamo di dar regole che non verranno seguite se non da noi stessi, diamo importanza a eventi, frasi che verranno dimenticate nel giro di qualche giorno, a volte ci poniamo su di una sorta di piedistallo che ci fa guardare chi utilizza i social solo per divertimento come utenti non evoluti (vedi appellativo “bimbiminchia”), alimentiamo “guerre fra poveri” dove le armi 2.0 sono i post, i tweet e i commenti, sappiamo che non è il numero dei follower che fa la differenza ma se ne ho più di te mi sento meglio… ah chi è che mi ha “unfollowato”?
Il mio timore è che si possa creare (o esiste già) un gap troppo netto tra gli addetti ai lavori e i non addetti ai lavori: il rischio è la svalutazione di un mezzo così potente e che vive di interazione, collaborazione e partecipazione.
Questa è solo una premessa, che rispecchia la mia opinione, (condivisibile, non condivisibile, banale, buonista, polemica, pertinente, fate voi!) sui social media.
Partendo da questo assunto qualche giorno fa hanno attirato la mia attenzione una serie di Tweet di Roberta Zanella, copywriter che leggo con piacere, contenenti la parola #social. Uno sfogo in piena regola con un tono bello deciso.
Di seguito ne riporto alcuni:
Il #social ha accesso illimitato. Se vuoi porre dei limiti… fanne uno a pagamento.#chepalle
— Roberta Zanella (@RobiCopyZanella) Luglio 20, 2012
Il #social è libertà di attuazione ed uso. Memento.#chepalle
— Roberta Zanella (@RobiCopyZanella) Luglio 20, 2012
#Social, che lo sfogo si diffonda come un’onda
Con Roberta è nato un piccolo scambio di opinioni e di battute e mi è venuta l’idea di esprimere lo scontento dei suoi tweet (che condivido) con un manifesto/infografica, ad uso e consumo di tutti.
Ecco come nasce questo manifesto #Social:
Un sunto di good/bad practices su chi popola e vive giornalmente i social network.
Se volete approfondire o se volete dire ciò che è (o non è) il #social per voi (se vi va usando pochi caratteri come Roberta) mandateli qui nei commenti o sui nostri profili social.
Pronti? Sfogo libero!
Commenti
Riferimenti
Non ci sono riferimenti per questa voce.
La riflessione è giusta e condivisibile, Maurizio. Spesso ci si perde, nella cricca di soliti noti, in polemiche piuttosto stucchevoli su argomenti che interessano solamente i diretti interessati, quando invece c’è ancora molto da fare dal mio punto di vista, soprattutto sull’incremento della cultura digitale e le opportunità di business per le PMI italiane, che sono ancora poco inclini al cambiamento in atto.
Ciao Matteo! ti ringrazio per il commento. Il mio timore è proprio quello di perdere il contatto con la “vera” realtà del web, popolata (fortunatamente) da un’enorme eterogeneità di persone e conseguenti interessi. Credo anche, come dici tu, che il nostro vantaggio “culturale” (vantaggio che si basa sul lavoro che facciamo) debba essere anche responsabilità per la diffusione di concetti chiave per l’utilizzo del web e dei social per l’utente medio e per le PMI. Dobbiamo avere la forza di uscire dal nostro “guscio” e di comunicare veramente a tutti.